
Uno, dieci cento Calderoli
Sabato 20 luglio 2013 da " La Gazzetta del Mezzogiorno "
Lascia un Commento Inserito da Lino Patruno
Ormai solo i polli credono che Calderoli ha detto “orango” alla ministra Kyenge perché gli è sfuggito. E non lo denigriamo ritenendo che egli sia uno che parla prima di pensare e pensa dopo aver parlato. E’ lo stesso parlamentare che dava del “bingo bongo” agli immigrati. E’ lo stesso ex ministro che apostrofò “culattoni” i gay. E’ lo stesso attuale vicepresidente del Senato che liquidò come “signora abbronzata” una giornalista libanese. E’ lo stesso che brandì il dito medio quando tentò di spostare alcuni ministeri da Roma a Monza. E’ lo stesso che scatenò il mondo islamico indossando una maglietta che sfotteva Maometto. Allora fu costretto a dimettersi, ma perché glielo chiese Berlusconi non Letta. Però un anno dopo il recidivo propose di indire un “Maiale day” (la carne proibita dal Corano) contro la costruzione di moschee in Italia.
TUTTO CALCOLATO Anzi, diciamoci la verità: l’odontotecnico Calderoli da Bergamo è uno proprio intelligente. Perché la sua bocca diventa tanto più una fogna quanto più tira crisi nella sua Lega Nord e bisogna risvegliare le pance trogloditiche. La Kyenge di origini congolesi (quindi donna e addirittura nera) era già da tempo nel mirino del partito il cui famigerato Borghezio aveva definito la sua nomina “scelta del c.” E la consigliera comunale padovana Dolores Valandro aveva sollecitato a stuprarla perché capisse cosa significa dopo una tentata violenza sessuale da parte di un immigrato.
Scandalo, ma poi silenzio. Finché quell’impunito di papa Francesco non ha l’idea di andare a Lampedusa a pregare per tutti i morti in mare. Allora entra in azione il soldato scelto Calderoli. Quello stesso che, per completezza di informazione, ha fatto una legge elettorale che ha reso ingovernabile l’Italia, e l’ha definita giustamente prima Porcellum poi “porcata” non per pentimento ma per ulteriore sfregio. Insomma di sicuro uno che non le manda a dire, essendo stato fra l’altro proprio ministro alla Trasparenza, quello che avrebbe dovuto liberarci di migliaia di leggi che sono ancòra tutte là.
Inutile ricordare poi l’amore dei galantuomini della Lega per i meridionali. Per Bossi tutti porci, per Borghezio (rieccolo) da derattizzare (quindi tutti topi), per il medesimo Calderoli “merdacce mediterranee”, per il collaborazionista Brunetta un cancro del Paese. Ma i meridionali hanno le spalle larghe, visto ciò che gli si vomitò addosso già all’Unità, 150 anni fa. Affricani (due effe rafforzative) al cui confronto i beduini sono signori (Luigi Farini). Bisognerebbe mandare tutti questi cafoni in Africa a farsi civili (Nino Bixio). Unirsi coi napoletani è come giacere con un lebbroso (Massimo D’Azeglio). La razza meridionale è biologicamente inferiore (Cesare Lombroso).
LA MELMA DEL PEGGIO Però, diciamoci la verità, non è che vorremo buttare la croce addosso al Calderoli, che sarà un po’ sgalettato ma in fondo un simpaticone. Faremmo torto al Grillo, che ce la mette tutta per conservare il primato della parolaccia. Un pivello solo rispetto al mitico Bossi: lui ha evocato generici fucili che possono sparare in Italia, quello ne minacciò trecentomila. Specchiati democratici, senza dubbio. Soprattutto pacifisti.
Così, nella bulimia dell’impazzimento collettivo dell’ex Belpaese, il trucco è spararla quanto più grossa per emergere nel rumore di fondo. Dando l’estremo peggio di se stessi, essendo il meglio attualmente poco quotato: questo lo “spread”, il maggior divario di stagione. Così si affonda allegramente nella melma. Così in “codesto reame” (ah, De Andrè), in questa “povera patria” (ah, Battiato) può capitare che la ministra Lorenzin dica che i napoletani non muoiono per i veleni (nordici) delle discariche ma perché mangiano mozzarella di bufala. Può capitare che il commissario Bondi dica che i tarantini non muoiono per l’Ilva ma per il fumo delle sigarette. Può capitare che un capitan Schettino sia processato per abbandono di nave mentre trenta passeggeri annegano. Può capitare che due marò pugliesi siano trattati a pesci in faccia dall’India perché i ministri litigano fra loro. Può capitare che la moglie e la figlia di un perseguitato politico straniero siano catturati in casa da cinquanta poliziotti e nessuno ne sappia nulla per un mese e mezzo. Può capitare che le migliori firme del “made in Italy” siano acquistate dallo straniero senza che nessuno reagisca. Lo sbando.
E vogliamo dare addosso al Calderoli che sembra Cicciobello?
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