
Leggi Napoli e poi... impara perchè ti piace
Domenica 8 dicembre 2013 da " La Gazzetta del Mezzogiorno
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C’è una città che unanimemente è considerata una meraviglia “unica e irripetibile” nel mondo. Una città italiana.
E’ fra le più antiche d’Europa e della Terra. Anzi per l’Unesco è la “culla della civiltà europea”. E il suo centro storico è il più vasto fra quelli inclusi nel patrimonio universale dell’umanità dallo stesso organismo dell’Onu. Dalle sue parti è nata l’Italia con lo sbarco di Enea col ramo d’oro e coi Romani che la elessero luogo “dove il dolore svanisce”.
E’ la città che, diversamente da capitali come Roma Parigi Londra, è fiorita su una straordinaria bellezza del luogo. Una cultura trimillenaria in un paradiso terrestre. Per questo c’è chi la considera “l’unica vera capitale che abbiamo”.
La sua lingua è la più parlata nel Paese dopo l’italiano. E fra le più parlate dell’emigrazione mondiale.
E’ l’unica città che non ha mai perso il suo carattere e la sua identità, più forte di ogni americanizzazione e ogni cinesizzazione. Oltre che la lingua, non hanno imitazioni la sua tradizione, la sua musica, il suo cinema, il suo teatro, la sua letteratura, il suo mito.
Vanta il più grande e antico teatro d’opera d’Europa. Sotto il suo cielo sono nati il Melodramma, l’Opera comica, l’Opera buffa, Qui venne ad abbeverarsi Mozart per poter diventare Mozart.
Qui sono nati (o sono diventati grandi) Paisiello, Cimarosa, Mercadante, Piccinni, Scarlatti, Pergolesi, Traetta, Jannelli, Porpora, Leo.
Qui è nata la Canzone melodica che ha traversato tutti i confini. Il suo Festival di Piedigrotta non era meno famoso del Carnevale di Rio e dell’Oktoberfest di Monaco di Baviera. Qui è nata “O’ sole mio” conosciuta quanto l’Inno di Mameli.
Qui sono nate la Sceneggiata, la Tarantella, l’Avanspettacolo, la Macchietta, il Varietà. Qui sono nate due maschere planetarie come Pulcinella e Totò.
Frutto dell’inventiva di questa città e della sua anarchica energia vitale sono icone, bandiere universali come la Pizza, il Caffè, il Caffè e Cornetto, il Babà, la Pasta, i Macaroni, la Mozzarella, la Pastiera, la Zeppola, la Parmigiana, il Ragù, la Salsa di pomodoro, la Mpepata, il Tiramisu. E se non sono nati tutti qui, da qui sono arrivati ovunque non meno di una Cocacola.
Da qui si è diffuso il Presepe. E qui è nata anche la Musica sacra popolare: è il suo Alfonso Maria de’ Liguori ad aver composto “Tu scendi dalle stelle”.
Qui sono stati nati il Lotto e la Tombola. Qui hanno inventato la Smorfia.
Ospitale e tollerante, è la città che ha scacciato il nazismo e non ha mai costruito ghetti. Laicamente cattolica e sola nel rifiuto dell’Inquisizione, ora è impreziosita da un patrimonio inesauribile di un migliaio di chiese e conventi.
La sua sartoria di lusso da uomo ne ha fatto uno stile che dalla città prende il nome. E la cui perizia artigianale si traduce in un culto che va oltre i pur conosciutissimi marchi multinazionali.
I suoi tesori artistici, culturali, archeologici, monumentali, ambientali ne spiegano l’attrattiva turistica ancòra vivissima insieme all’area circostante dai nomi entrati nella leggenda.
Il biglietto da visita di questa città finora ripercorso è tutt’altro che enfasi per quanto troppo dimenticato. Tutto è così. E lo è anche se non si citano suoi primati del passato che fanno parte di una storia più controversa. Ma non è storia controversa che a cavallo fra ‘700 e ‘800 sia stata la culla della Filosofia, della Scienza economica e dell’Illuminismo italiano. E che il suo economista Gaetano Filangieri con la sua “Felicità delle nazioni” abbia ispirato la Costituzione degli Stati Uniti e preceduto il molto più celebrato scozzese Adam Smith e la “Ricchezza delle nazioni”. Questa è la città in cui sono nati (o sono diventati grandi) Tommaso Campanella, Giordano Bruno, Pietro Giannone, Giovanbattista Della Porta, Antonio Genovesi, Celestino Galiani, Francesco Maria Pagano, Giuseppe Maria Galanti, Giovanbattista Vico. Questa è la città in cui Giovanbattista Basile col suo “Lo cunto de li cunti” e Giovanbattista Marino sono stati i precursori della letteratura fiabesca che poi ha avuto, da Perrault in poi, successori foresti puntualmente più celebrati. Questa è la città cui nel 1224 Federico di Svevia donò la prima università pubblica del mondo.
PS. La città di cui finora si è parlato è Napoli. E tutto ciò che finora ne è stato detto è raccontato da Antonio Forgione (giovane scrittore, giornalista, grafico) nel libro “Made in Naples” (prefazione di Jean Noel Schifano, Magenes ed., pag. 315, 15 euro). Sottotitolo: “Come Napoli ha civilizzato l’Europa (e come continua a farlo)”. Libro stupefacente. Forgione rifugge dalle nostalgie e non nasconde drammi, raccontando anche perché la sua sia una città “baciata da Dio e stuprata dagli uomini”. Spiega perché in fondo Napoli rappresenti tutto il Sud. Ma aggiunge che un Paese più amante di se stesso dovrebbe avere più Napoli non meno Napoli nell’anima. Perché Napoli è qualcosa di grandioso che non dovrebbe sfuggire. A cominciare dalla capacità di resistenza che la fa sopravvivere e vivere, nonostante tutto, così “giovane e irriducibile” da 29 secoli.
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