Sabato 16 gennaio 2021 da < La Gazzetta del Mezzogiorno>
Quante ce ne combina questo
virus. Perché la mascherina sarà pure una benemerita per il nostro naso e la
nostra bocca, qui ingresso vietato, ma ciò che lascia in vista è un museo degli
orrori. Esempio, l’occhio di pesce, quello che somiglia più a un merluzzo
stagionato che alla pubblicità di un collirio. O l’occhio alla Hugh Grant,
quello della serie Sky <Undoing-Le verità nascoste>, tagliato di sbieco
dalle palpebre come nei cattivi e il resto disgustosamente inglese. O l’occhio
a uova a tegamino della Meloni. E le borse sotto che sembrano spugne. E delle
rughe fra uno e l’altro ne vogliamo parlare?, manco fossero le corsie di una
autostrada. Occhi che magari un tempo erano languidi come un sogno o puntuti
come un laser o elettrici come una scossa. E ora penduli e spenti come un
pugile dopo un ko. E tutti lì ti devono guardare, anche perché se ti metti gli
occhiali da sole si appannano e rischi di prenderti il primo palo. Allora
bisogna andare dal chirurgo estetico.
BOOM DI RITOCCHI La corsa al ritocco è fra i
principali effetti collaterali del Covid, anche se i dipiciemme ci hanno
imbalsamati in casa e se sbagliamo il colore della zona ci trattano come
assassini. E non è che dobbiamo essere Paperoni per farceli, visto che un altro
effetto collaterale è che non andiamo più alla pizza fuori, né il sabato sera
al cinema e a Capodanno il salotto di casa ci è costato molto meno di una
settimana in montagna. Così siamo diventati tutti risparmiatori da fare invidia
al caveau della Banca d’Italia. E allora il restauro è stato fra i principali
regali di Natale, anche perché sotto l’albero sembravamo tutti più profughi che
famiglie da cenoni, e con chi dovevamo scartare i pacchi? Ecco quindi la
quantità industriale di zampe di gallina da asfaltare. Anche perché con questo
LAD, lavoro a distanza, con questa DAD, didattica a distanza, con questa VAD,
vita a distanza, con questa RAD, rottura a distanza, tutti andiamo a ficcare
gli occhi negli occhi degli altri. Siamo diventati quelli dell’occhio per
occhio.
E questi Skype, e queste videochiamate, e
questi Messenger, e queste piattaforme che ti inquadrano come se tu fossi
Miriam Leone o Brad Pitt, ma sei soltanto Carmela Pappalepore e Vitino
Straziota. E ora la luce ti fa sembrare una cappella votiva. Ora ti spara come
una discoteca. Ora ti colora come una luminaria di san Nicola. Ora ti fa un
primo piano che sembri Salvini. Ora un piano lungo che diventi un puntino. Più
che riprese, una istigazione al suicidio. Con un tale campionario di difetti da
chiederti se, più che la mascherina, non ti serva uno scafandro. Un complotto
di Zoom, Teams e compagni che sembri peggio di Renzi con Conte. Diciamo che
molti, rivedendosi in video, non si piacciono. Allora o ti fitti una regia di
Martin Scorsese. O ti dai al botulino prima che al vaccino.
TELECAMERA KILLER Anche perché, hanno spiegato
i maghi del lifting, grazie sempre alla benedetta mascherina non devi più
spiegare i lividi in faccia che dovevi sempre stare ad inventarti che eri
caduto dal letto o maledette le zanzare (probabilmente delle dimensioni di
dinosauri). Ed è allora tutto un campionario di punturine per spianarti la
fronte, per alzarti spigoli calanti, per asfaltare grinze da codici a sbarre,
per riconsegnare allo sguardo la dignità di uno sguardo e non di un ultimo
respiro. Molto adatto agli uomini il ripristino verticale, il doppio mento e il
collo diventato come un budino, effetto
anche della testa sempre sullo smartphone. Si è saputo di signore con cerotti dietro le orecchie per stirare
tutto lo stirabile fregando la forza di gravità. Vecchio trucco di Hollywood,
pare. E sistema artigianale sostituibile con una piccola incisione che ti alza
tutto come se lo tenessi con un dito ma mica puoi tenere sempre il dito. E
zigomi ridiventati appuntiti come punteruoli, pare molto adatti per i giorni
gialli quando un mezzo spritz con asporto si può ancòra andare a farlo. Siamo
roba stropicciata passata da stirerie industriali. Rimodellati contorni di
mandibole bubbonate qua e là e ritornate a geometrie da uova di Pasqua. Di
routine i nasi da stilizzare come tagliacarte. Ed extra-Covid i seni da portare
almeno a taglia quattro.
Il fatto è che con questo Corona e con le sue
varianti che ogni giorno se ne inventa una, nessuno di noi sa quando potremo
tornare per sempre zona bianca immacolata come una speranza. Mentre non sembra
molto efficace il trucchetto di piazzare la telecamera più in alto del viso, in
modo da nascondere tutto lo scempio possibile ma sembri deforme. Già è molto a
rischio inquadrare librerie di non legge un libro dalle guerre puniche. Tutto
legittimo, parliamoci chiaro, per non lasciarci andare, non ci tolgano almeno
l’illusione della sopravvivenza. Ma ciò che non si capisce è perché nello
studio dei chirurghi plastici si entri da una porta e si
esca dall’altra.