Sabato 24 ottobre 2020 da < La Gazzetta del Mezzogiorno>
Poi dice che Conte appare in
tv mentre ceniamo e ci rovina la digestione. Ma il Paese dei furbi se lo
merita. Un esempio? I due bar che chiudono alle 24 rispettando l’ordine ma
riaprono dopo un quarto d’ora il primo e dopo un’ora il secondo, perché? Perché
era stato imposto l’orario di chiusura ma senza dire nulla su quello di
riapertura. E allora, se non mi dici nulla, mica posso preoccuparmene io che
dovrei essere un cittadino responsabile contro il virus. Così a Catanzaro Lido
si giustificano dicendo che di notte ci sono i netturbini che vanno a prendere
il caffè e i ragazzi che vanno a prendere il cornetto assembrandosi anche qui
dopo essersi assembrati altrove. E a Bologna che il bar alla stazione centrale
ha un ruolo sociale perché sforna panini e croissant per viaggiatori stanchi.
Mica hanno aggirato la norma, l’hanno rispettata. E non permettiamoci di fare
la morale, hanno anche consultato il commercialista e l’avvocato i quali hanno
risposto che si può, secondo il livello di buonsenso nazionale.
SCUOLA & BUS E’ un’Italia in cui una
eccezione per sé c’è sempre. Vedi questi Dpcm, decreti presidente Consiglio dei
ministri, già complicati per come si chiamano. Una delle fonti di contagio
possono essere i bus pubblici nei quali si sta troppo addosso uno all’altro per
non temere che uno starnuto faccia una strage. Ma la ministra De Micheli
dall’alto della sua auto blu assicura che non c’è motivo di ridurre la
capienza, fissata all’80 per cento, cinque persone per metro quadro (su un bus,
non in una piazza). Perché? Perché studi approfonditi dimostrerebbero che solo
una minima parte di chi si ammala si ammala sul bus. Il distanziamento lo
facciano gli altri.
Non ne parliamo della scuola, in effetti il
luogo più sicuro di tutti quando si temeva che fosse il più insicuro. Meglio
così, visti i guasti che le lezioni a distanza hanno fatto finora. Quindi anche
qui minima possibilità di contagio, come prontamente la ministra Azzolina ha
replicato ai critici. Quelli che l’hanno massacrata sulla stampa e sui social
senza avere una proposta alternativa se non appunto le lezioni a distanza che
fino a un minuto prima tutti avevano schifato. Ma tant’è, dato l’italico genio
imbattibile di trasformare sempre l’emergenza in una farsa.
Più che tranquilli, ci mancherebbe, si
potrebbe stare in palestre, piscine e centri sportivi. In palestra basta
sanificare gli attrezzi dopo l’uso da parte di ogni cliente (che poi si
lamentano delle code). In piscina ciascuno se ne va nella sua corsia, esclusa
ogni ipotesi di tamponamento e di violazione del metro di distanza anche se in
acqua è controindicata la mascherina. E nei centri sportivi nessun difensore
marca a uomo, per carità, sui corner non si allacciano come in un’orgia e dopo
il gol non si baciano come bertucce. Fosse il rugby, si potrebbe dubitare, ma
per il resto contagio zero anche qui. Parola mia.
MATRIMONI & MOVIDA Non ne parliamo neanche
delle sale da matrimoni, dove non si potranno avere più di trenta invitati. Più
che sale, sono saloni, e mica ci mettiamo i tavoli con le famiglie (benché se
ne sparigli una finisce a coltellate). E mica gli amici li mettiamo tutti
insieme ché devono dire <bacio bacio>. E mica quando la sposa lancia la
giarrettiera ci si pesta come alla sagra dei tori di Pamplona o alla Bruna di
Matera. Mica, mica. Con questi limiti si mette un settore in ginocchio, come
altri purtroppo. Ma quanto ai contagi, non è roba nostra. Tantomeno davanti ai
bar per la movida, cosa vuoi che sia una birretta o un cicchetto per stare
insieme, c’è <ben altro> di cui dovrebbero preoccuparsi. Anzi se alle 21
puoi stare solo ai tavoli e a mezzanotte chiudere tutto, quelli non torneranno
a casa a dormire, si ammucchieranno altrove. Essendo il virus sempre cosa
altrui. Ma non possiamo cenare alla scandinava, da quelle parti lo fanno alle
18 perché dopo scende un gelo se no che scandinavi sarebbero. E così lungo i
Navigli a Milano, proibisci gli alcolici e quelli se li portano da casa. Così
si arriva al coprifuoco, non un’anima viva dopo le 23. Con i dovuti permessi,
ovvio, c’è anche chi a quell’ora lavora. Non si può bloccare la locomotiva
d’Italia anche se ha la tosse.
Così noi che usciamo senza mascherina non
possiamo comprare la mascherina: e se non abbiamo la mascherina, volete
prendervela con noi? E poi, se la natura ci ha fatto con la bocca scoperta, un
motivo ci sarà. E poi, se uno non riesce a respirare, può essere solo una crisi
di panico. E poi il gel igienizzante, ti fa le mani come saponette e ti sfugge
tutto. C’è stata una estate di mezzo per il <liberi tutti>. E abbiamo
ritenuto che la seconda ondata sarebbe stata al massimo roba da sfigati, sempre
degli altri. Finché le cifre di tutti hanno ricominciato a scandire una nuova
stagione di terrore. Rispetto alla quale in molti ci
siamo ritrovati ancòra col costume da bagno addosso.