Sabato 13 febbraio 2021 da < La Gazzetta del Mezzogiorno>
Vitaccia da Covid. Roba da
rosso lontano il ritornello <e metti il pigiama e togli il pigiama, e metti
la tovaglia e togli la tovaglia>. Quando, essendo una novità gli arresti
domiciliari, la prendevamo a scherzo e cantavamo sui balconi. Tanto col virus
ce la saremmo sbrigata sùbito. Proprio. Roba da rosso lontano anche le uscite
col metro di distanza, bisognava girare con le braccia aperte a gruccia per non
avere nessuno attaccato addosso e non pagare i 400 di multa. E roba da rosso
lontano l’autocertificazione, quando sotto motivi personali scrivevamo che
senza andare a fare le pelose a mare ci veniva l’insufficienza epatica. E roba
da rosso lontano le evasioni con l’auto all’alba quando i vigili urbani non
erano ancòra in servizio. E se ci beccavano dicevamo che altrimenti si
scaricava la batteria. Mai come col Covid le tecniche di sopravvivenza, e di
millimetrica violazione delle regole, sono arrivate a tale livello da Nobel.
Tanto col virus ce la saremmo sbrigata sùbito. Proprio.
MOMENTO DI GLORIA Un tempo facevamo <ics>
a scuola. Non si è mai capito perché noi madri e padri di allora dicevamo
<ics>: forse perché si metteva la <ics> sulla casella delle
assenze. Altri dicevano <filone>, e non si è mai capito neanche questa.
Poi <marinare>, <fare sega>, <saltare>. Insomma decidere in
solitaria o in comitiva che quel giorno i banchi non ci avrebbero visto. Chi
non lo ha mai fatto è un bugiardo o una secchia di quelli con gli occhiali da
miope e i foruncoli sul naso. C’era chi sapeva imitare la firma dei genitori
meglio delle Vuitton dei cinesi. Chi sapeva espettorare tossi catarrose da
terapia intensiva. Chi gli scoppiavano falsi mal di testa da rianimazione. Chi
doveva evitare il compito in classe con una complicità familiare da
associazione mafiosa. Chi doveva andare a fare l’amore su una panchina lontana
dalla scuola caso mai professore di passaggio. E quelli che quel giorno era
troppo bello per morire in un’aula. Se Pupi Avati ci facesse un film (ammesso
che non abbia fatto anche questo) sarebbe una nostalgia più ammorbante di una
novena.
Ma ora il virus pure l’<ics> ci ha
portato via. Lasciamo stare che di questi tempi bisognerebbe aggiornare anche
Pinocchio. Fatto sta che per la prima volta nella storia del mondo ora si
protesta per andarci a scuola, non per evitarla. E ci sono stati in giro per
l’Italia studentelle alla Greta Thunberg che si sono messe con la sedia davanti
all’ingresso tanta era la voglia di entrare. Una sindrome di Stoccolma, come
quando non odi il tuo persecutore. Prova a fare per un mese lezioni a distanza,
cioè stando a casa gettato davanti a un computer, e vedi se non ti viene una
tale voglia di presenza da amare anche la professoressa di matematica.
Generazioni di alunni hanno vissuto questo loro momento di gloria, rito di
passaggio di ogni adolescenza. Anzi secondo gli esperti è nel momento della
<ics> che si decide chi siamo. Uno di questi esperti Draghi doveva
mettere nel governo, altro che certi competenti che chissà in Italia dove è
andato a trovarli.
FESTA DELLA SPOSA Vitaccia da virus. A parte i
figli che non si fanno, benché tanto ci si potrebbe lavorare col coprifuoco
alle 22. Ché mica puoi stare ogni sera a sentire in tv il professor Galli
starnazzare iettature dal suo trespolo. O a vedere <The crown> con
Filippo che mette tante di quelle corna alla regina da votare per la
repubblica. Ma non si fanno neanche i matrimoni e non perché non puoi dire
<lo giuro> con la mascherina, meno che mai dare il <bacio bacio>.
Ma perché non puoi fare la festa, ché tu la decidi e quelli ti sparano un’altra
zona rossa all’infame. Perché appunto il matrimonio non è il coronamento di un
sogno d’amore che non ci credono neanche loro due. Il matrimonio è la sala, il
vestito della sposa, le bomboniere, il complessino (anzi il gruppo) che suona
per fare il trenino. E i 200 euro a cranio ché gli intimi intimi non sono mai
meno di duecento. Reggono i matrimoni civili, che stanno a quelli religiosi
come una gassosa sta allo spumante. Con gli operatori del settore più incazzati
di una iena a dieta.
Vitaccia da virus. Abbiamo iniziato con l’<Homo sapiens> (anche donna, non sia mai)
nonostante robuste sopravvivenze di Neanderthal soprattutto in politica. Siamo
passati all’<Homo videns> (anche donne, non sia mai), quello che sta
attaccato alla televisione come una mignatta. Siamo ora all’<Homo sedens>
(anche donna, non sia mai), quello dello <smart working>, insomma lavoro
da casa. Ché quando andavi in ufficio almeno una macchinetta del caffè ogni
mezzora ci stava, ma adesso neanche la pipì perché proprio allora dovevi avere
la <call>. Per fortuna il prossimo stadio dell’Evoluzione è l’<Homo
vaccinatus> (anche donna, non sia mai), quando tutto sarà finito tranne che
al professor Galli non gli prenda una crisi da astinenza di nuova ondata di
virus da annunciare. Magari per l’estate.