Venerdì 28 maggio 2021 da < La Gazzetta del Mezzogiorno>
Basta col Nord asso
pigliatutto. Non c’è sede di istituzione, centro di ricerca, organizzazione
italiana o europea per la quale una volta tanto si pensi al Sud. Le solite due
Italie in cui tutto è scontato per una e tutto è escluso per l’altra. Vedi
l’Istituto italiano di tecnologia, dove? A Genova. Vedi lo Human Technopole,
dove? A Milano. Ma ora altri appetiti sono in vista. E altre pretese come se
fosse naturale e automatico che un terzo del Paese e un terzo della popolazione
non ne debbano essere coinvolti. Ma comunque contribuire con le loro tasse ad
assegnare tutto agli altri nella trappola del Paese di serie A e di serie B.
Ora per esempio la Basilicata.
La Basilicata ha tutto il diritto di diventare
la sede del Centro nazionale di alta tecnologia per l’ambiente e l’energia. Un
Centro per la sperimentazione e gli studi sull’energia verde, in linea con
quanto voluto dall’Europa. E in linea con una delle finalità principali del
Recovery Fund. Lo ha chiesto la Regione. Quella più di tutte interessata
essendo il più vasto giacimento di petrolio in Italia con i guasti ambientali annessi.
E nella quale operano le principali aziende del settore, dall’Eni alla Total
alla Shell. Compresa quella Stellantis (ex Fiat-Fca) impegnata sulla nuova
frontiera dell’auto elettrica. A due passi dalla Puglia primo produttore
nazionale di energia eolica e non solo. E in un Sud che Bruxelles vede come un
unico grande hub europeo energetico che si saldi con quello dell’Africa del
Nord. Dai giacimenti di idrocarburi ai nuovi giacimenti del sole e del vento.
Il Mediterraneo dello sviluppo futuro.
Ma non solo la Basilicata. Deve andare alla
Calabria l’Istituto italiano per l’intelligenza artificiale del quale già si
sentiva sicura Torino. Sicura come diritto acquisito di Italia superiore.
L’università della Calabria è fra le cento migliori europee. Ad Arcavacata-Cosenza
vanno a scuola di robot da tutto il mondo. A scuola dell’Intelligenza
artificiale “deduttiva” che fa “ragionare” una macchina. I corsi tenuti dal
professor Nicola Leone, cervello di ritorno, sono seguiti da studenti di ogni
parte del pianeta per un numero chiuso di cinquanta. Anche da giovani di quella
californiana Silicon Valley dove si inventa il mondo di domani. Gli studi del
professor Leone sono fra l’altro utilizzati dagli americani per pianificare le
manovre di ritorno a terra delle navette spaziali. E dal Cern per elaborare i
dati dell’acceleratore di particelle nucleari.
Torino era già pronta a mille posti di lavoro.
Come risarcimento rispetto a un altro affare privato nordico, la candidatura
della solita Milano a sede del Tribunale europeo dei brevetti (bilancio annuale
80 milioni). Questo a me e questo a te. Milano anch’essa da compensare per
un’altra mancata sede alla quale era stata come sempre candidata, quella
dell’Ema. E cioè quell’Agenzia europea del farmaco che è stata in prima linea
nell’autorizzare i vaccini contro il Covid (e andata ad Amsterdam). In un Paese
in cui la spesa pubblica per la ricerca è di 100 euro per abitante al Sud
rispetto a una media nazionale di 147. Come dire puntare sempre sui più forti
invece di colmare l’ingiustizia verso i più deboli.
Ma con lo stesso abuso avallato dai governi
l’Istituto italiano di tecnologia era andato a Genova. Benché fosse diretto da
quel professor Cingolani (ora ministro) con studi liceali a Bari e docenza a
Lecce. Perché Genova? Perché in Alta Italia. Così come l’Authority europea per
l’alimentazione era andata a Parma (in pieno scandalo Parmalat). Anzi quando si
parlò di istituire a Foggia la sede italiana, si rinunciò alla sede italiana. E
poi l’Expo a Milano, finita in profondo rosso. E dove il torneo fra i dieci
migliori tennisti del mondo? Torino. E dove in Italia l’Eurocanzone l’anno
prossimo dopo la vittoria dei Maneskin quest’anno? Non certo Napoli.
Ma nulla come il citato Human Technopole,
ricerca medica e biotecnologica. Una fondazione privata cui nel 2015 il governo
regala 150 milioni pubblici all’anno per dieci anni. Millecinquecento miliardi
di soldi di tutti, meridionali compresi come sempre, dati a privati. Senza un
bando, senza una selezione, senza un confronto con altre candidature, senza una
giustificazione. Se non quella di arricchire sempre più chi già più ha. Come
quando si è detto che i lombardi “meritano” di essere vaccinati per primi. Che
governi c’erano all’epoca? Non ha importanza: c’era il Pun,
Partito unico del Nord.