Venerdì 18 dicembre 2020 da < La Gazzetta del Mezzogiorno>
Non deve passare. Non può
passare. Il Sud si sta mobilitando per non far passare la rapina del secolo ai
suoi danni. L’Europa ha detto che il 70 per cento del Recovery Fund deve andare
al Sud, ma il governo lo dà al Nord. L’Europa ha detto che scopo principale
dell’intervento è ridurre il divario territoriale, ma col 34 per cento che si
vuole dare al Sud quel divario aumenta. L’Europa ha detto che bisogna attivare
la locomotiva del Sud, ma l’Italia punta sempre sulla locomotiva del Nord che
non la fa crescere da vent’anni. L’Europa ha detto che si può costruire al Sud
un’economia moderna, verde e digitale, ma si insiste invece su un Nord che è
tutto il contrario. Il presidente della Campania, De Luca, si è detto pronto a
lanciare una sommossa istituzionale. Immediata l’adesione del presidente della
Basilicata, Bardi. E vertice oggi con gli altri
presidenti delle Regioni del Sud. Intanto l’Europa vigila.
Ma altre voci si sono alzate. Per primo il
Movimento per l’equità territoriale (società civile) ha scritto una lettera
alla presidente europea Von der Leyen. Vi si chiede di non far arrivare in
Italia un euro del Recovery se la sua distribuzione ampliasse il divario fra
Nord e Sud. Il costituzionalista Cesare Mirabelli ha invitato le Regioni del
Sud a rivolgersi alla Corte Costituzionale perché è la Costituzione a stabilire
l’obbligo del Paese a rimuovere tutto ciò che crea ricchi e poveri. Un
Manifesto in tal senso è stato diramato dall’Alleanza degli Istituti
meridionali. Ma anche il Parlamento non è fermo.
Anzitutto con una raccolta di firme fra tutti
i partiti. Dopo che le stesse Commissioni competenti di Senato e Camera avevano
raccomandato che si andasse oltre quel 34 per cento. Il Senato: <I
fabbisogni per le infrastrutture fisiche e sociali del Sud sono ben superiori
alla misura del 34 per cento>. La Camera: è auspicabile che le risorse per
il Sud siano maggiori del 34 per cento <considerato il più alto
moltiplicatore della spesa di investimento al Sud>, perché <ne
beneficerebbe l’intero territorio nazionale>. Lo ha spiegato il presidente
della Svimez, Giannola. Ogni euro pubblico investito al Sud, porta un beneficio
di un euro e 30 all’intero Paese. E di questo euro e 30, il 25 per cento (cioè
0,30 euro) va al Nord.
Del resto la stessa Commissione europea ha più
volte spiegato che mai all’Italia sarebbero stati assegnati 209 miliardi se non
ci fosse stato il Sud. E 209 miliardi (oltre il 30 per cento del totale) sono
la massima cifra conferita a un Paese membro (alla Germania 22, alla Francia
100, alla Spagna 140). Un Sud verso il quale l’allarmata attenzione europea si
deve al fatto che sia ancòra mantenuto come la più grande (e inammissibile) area
di ritardato sviluppo nell’Unione. E il 70 per cento dei 209 miliardi si devono
non solo alla sua popolazione (il 34 per cento), ma anche al suo più alto tasso
di disoccupazione e al suo Pil pro-capite che è la metà di quello del Centro
Nord. Frutto di una sottrazione al Sud di una spesa pubblica di 61 miliardi
all’anno che vanno al resto del Paese. Frutto di un livello di investimenti al
Sud che è sceso allo 0,15 per cento. Frutto di una perequazione
infrastrutturale mai avviata dopo la legge del 2009 che la imponeva. Il tutto
per una sottrazione al Sud di 840 miliardi in 17 anni, come ha certificato
l’Eurispes.
Ma non è finita. Sarà il Sud a subire le
peggiori conseguenze della pandemia. La previsione è che nel 2021 il Centro
Nord recuperi quasi integralmente il reddito perso rispetto al 2019, mentre al
Sud addirittura aumenti. Ma non è ancòra finita. Giannola denuncia un altro
trucco sui miseri e illegali 68 miliardi del Recovery che si vogliono
attribuire al Sud (appunto il 34 per cento). Ben 23 non sono un’aggiunta, ma
derivano dal Fondo nazionale sviluppo e coesione, cioè da soldi che comunque
spettavano al Sud in riparazione per tutto ciò che è fatto a suo danno. Mentre
i Conti pubblici territoriali da tempo rivelano che un cittadino meridionale
non vale quanto uno centrosettentrionale, visto che lo Stato spende per il
primo 4 mila euro in meno rispetto all’altro. Un abitante del Sud si è già
condannato nascendo.
Questo del Recovery è il più grande intervento
pubblico in Europa dal Piano Marshall. Già quello per l’80 per cento andò al
Nord pur essendo stato deciso viste le condizioni del Sud dopo la guerra. Se
dovesse andare così anche ora, se dovesse ancòra essere sacrificato per
consentire lo sviluppo del Nord, il Sud non esisterebbe più. Desertificato,
spopolato, immiserito. Dopo una serrata campagna da parte dei poteri forti del
Nord per attribuirgli tutta la colpa dei suoi mali. E allora perché dargli
quanto gli spetta? Diamolo a chi finora per egoismo ha fatto diventare l’Italia
la poveretta d’Europa. E quella dalla quale tutti vogliono andare via.