Venerdì 4 dicembre 2020 da < La Gazzetta del Mezzogiorno>
Una chiamata alle armi. Il
lungo silenzio sui progetti italiani da finanziare col Recovery Fund significa
che stanno per rapinare il Sud. Stanno per tradire le indicazioni dell’Europa
che vuole per il Sud non meno di 140 dei 209 miliardi complessivi. Perché sul
Sud l’Unione punta come baluardo in un Mediterraneo sempre più russo, turco,
cinese. Eppure ieri è partita la campagna <Dalla Lombardia la ripartenza per
il Paese>, come sempre. E attenzione se domani si deciderà chi saranno i
super-manager con la parola finale sui progetti da presentare a Bruxelles.
Sarebbe uno scandalo se fra loro non ci fossero rappresentanti del Sud. Lo
sarebbe anche se fra i ministri coinvolti non ci fosse il ministro del Sud,
Provenzano. Mentre sono settimane che al Nord è in corso la campagna per
smentire che il Sud abbia alcun diritto. E smentire che abbia subìto danni da
un federalismo a tutto a vantaggio di una parte del Paese. A questa guerra il
Sud si può presentare compatto avendo l’appoggio della Ue.
Come sempre in Italia, sono state molte le
avvisaglie su come si voglia negare che ci siano diseguaglianze a danno del
Sud. Primo: mettere in discussione la denuncia dei Conti pubblici territoriali
secondo cui la spesa pubblica statale è di circa 4 mila euro in più per ogni
cittadino del Nord rispetto a uno del Sud. Ma sono conti del ministero, cioè
ufficiali. Significa che ogni anno vengono spostati al Centro Nord 61 miliardi
(170 milioni al giorno) che dovrebbero andare al Sud.
Secondo: attaccare gli stipendi pubblici del
Sud chiedendo che siano ribassati rispetto al Nord perché al Sud la vita
costerebbe meno. Le vecchie gabbie salariali. Facendo finta di non sapere che
se al Sud costa meno un chilo di pane (e lo stesso Istat non è d’accordo)
costano di più tutti i servizi e quasi sempre in famiglia a lavorare è solo
uno.
Terzo: far finta di non sapere che almeno dal
2009 questi servizi sono peggiori al Sud rispetto al Centro Nord. Perché?
Perché da allora non è stata mai applicata tutta la legge sul federalismo
fiscale. Quella voluta dallo stesso nord-leghista Calderoli il quale
considerava una <porcata> che non fosse riconosciuto un livello minimo
sotto il quale al Sud tali servizi non avrebbero dovuto andare. I famosi Lep,
mai calcolati.
Quarto: come ogni fine anno, cominciano a
fioccare le classifiche sulla qualità della vita. Puntuale ne è già arrivata
una che vede ovviamente ultime tutte le città del Sud. Proprio per colpa di
quei servizi (sanità, trasporti, scuola, cura degli anziani) mai finanziati a
sufficienza per essere migliori. Ma invece di prendersela con lo Stato,
vorrebbero far vergognare il Sud al quale si dovrebbe invece chiedere scusa.
Quinto: tutto questo ripropone un racconto del
Sud brutto, sporco e cattivo per colpa sua. Un territorio per il quale non c’è
più niente da fare. E sul quale sarebbe assurdo puntare (meno che mai col
Recovery) per non sprecare soldi. Quindi ripartiamo, appunto, da Milano. E se
facendo correre Milano rallentiamo ancòra una volta Bari, Napoli o Palermo,
nessun problema. Tanto poi dopo anche il Sud ne avrà benefici (diciamo
briciole) anche se il divario continua a crescere. E’ la formula della
locomotiva che finora ha fatto dell’Italia il Paese che cresce meno in Europa,
quando non decresce. E che fa scappare all’estero. Ciò che avviene se hai due
motori e ne fai funzionare uno.
Sesto: non paga di questa ingiustizia, la
parte privilegiata del Paese tenta sottomano di riproporre l’autonomia
rafforzata. Quella che le farebbe trattenere le sue tasse a danno degli altri.
Che per il Sud significherebbe servizi ancòra peggiori e la chiusura di almeno
un ospedale o una università al mese. Tentativo nella legge di bilancio per ora
stroncato grazie alla stampa meridionale. Mentre non se ne parla nemmeno del
calcolo dei sopradetti Lep, che avrebbe dovuto essere preliminare a tutto.
Settimo: la perequazione infrastrutturale.
Anch’essa prevista per il Sud dal 2009, anch’essa non pervenuta. Anzi prima i
partiti quasi tutti a trazione nordista parlano di 4 miliardi coi quali non si
farebbero che un po’ di marciapiedi. Poi un fondo apposito (sempre nella legge
di bilancio) viene vincolato appunto alla firma per l’autonomia rafforzata di
Lombardia, Veneto, Emilia Romagna.
Tutto questo quadretto mentre il Nord riceve
il grosso dei contributi a fondo perduto e dei ristori. Ma dicendo solo che è
stato il più colpito dal virus senza aggiungere anche ampiamente ricompensato.
Mentre in Conferenza Stato-Regioni quelle del Nord protestano contro ogni
riparazione verso il Sud e il Veneto chiede il 12 per cento del Recovery pur
avendo una popolazione dell’8 per cento. L’Europa non vuole che tutti torni
come prima. Con un alleato simile, sarebbe uno inimmaginabile che il Sud non ci fosse fra chi decide dove e come spendere i
soldi destinati a fare più giusto il Paese.